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Patto per l'Autonomia | Pat pe Autonomie | Pakt za Avtonomijo | Pakt für die Autonomie

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L’UOVO DEL SERPENTE

07 Febbraio 2018
Dopo quanto accaduto ieri a Pordenone, nell’esprimere la massima solidarietà agli operatori sanitari traumatizzati dalla violenza che si è scatenata sul loro mezzo, ci inseriamo in un dibattito che sta assumendo toni fuori luogo. Lo facciamo innanzitutto per stigmatizzare il turpe sfruttamento bipartisan a fini elettorali della questione degli immigrati. Partendo dai drammatici fatti di cronaca, da destra si soffia pericolosamente sulle braci della crescente insofferenza popolare; dalla parte opposta si levano affermazioni scandalose come quella fatta dal segretario del PD, “noi investiamo su carabinieri e polizia”, quando è vero esattamente il contrario. Che in Italia ci sia un problema legato all’immigrazione è innegabile. Ma altrettanto innegabile è che altri paesi europei, con flussi migratori anche più ingenti del nostro, hanno saputo farvi fronte con competente efficienza. Il nostro paese sconta invece le scelte sbagliate a suo tempo fatte da governi di centrodestra, come la legge Bossi-Fini le cui lungaggini burocratiche, ibridandosi con la goffa gestione e coi tagli di risorse dei recenti governi di centrosinistra, hanno prodotto una situazione indegna di una comunità civile, un autentico cocktail esplosivo, per cui non devono sorprendere episodi intollerabili come quelli di Macerata: cercare il capro espiatorio è un comodo alibi per nascondere le proprie colpe, e per fare sporchissima raccolta di consensi elettorali. Che un problema di grave impatto sociale esista è innegabile, e il nostro territorio lo sta provando sulla propria pelle. Il punto è che lo Stato non fa nulla per regolare e controllare i flussi dell’immigrazione clandestina: come per tutte le problematiche che è incapace a gestire, le scarica sulle comunità locali e, tramite il sistema prefettizio, impone le presenze straniere sul territorio, finanziandole e quindi, di fatto, incentivandole. Nel contempo si tagliano le forze di sicurezza e si impedisce ai Comuni di dotarsi di idonei strumenti di controllo e di prevenzione. Sul caos che si è così generato s’innestano anche gli interessi equivoci di chi sfrutta l’accoglienza e di chi ne ha fatto un business, suscitando il legittimo sdegno di una popolazione stremata da una grave crisi economica e morale. Come Patto per l’Autonomia crediamo che i partiti tradizionali, così come i governi da loro espressi, non siano la cura, bensì la causa del male. In un saggio del 1930 il sociologo tedesco Siegfried Kracauer descrisse una società molto simile alla nostra, una società di persone “spiritualmente senza tetto”, e quella società era la Repubblica di Weimar, era la società che incubava l’uovo di serpente del nazismo. Le forze politiche avrebbero il dovere morale, oltre che il compito istituzionale, di cercare una soluzione concordata e di buon senso a un problema assolutamente gestibile a patto che lo si voglia affrontare con la forza della ragione e non di un’emotività strumentalmente pilotata. Sempre Kracauer scrisse che “l’intelletto non è altro che lo strumento di distruzione di tutti i residui mitici che sono in noi e fuori di noi”. Residui mitici come il razzismo, nel nostro caso, o l’idea che tutti i mali del mondo vengano da fuori. Purtroppo risolvere i problemi sembra ormai un obiettivo fuori portata per i politici nazionali e per le loro marionette locali, che si limitano a sparate propagandistiche, infischiandosene del fatto che quelle sparate possano portare - come hanno già portato - a gesti estremi, a spari veri. Le leggi razziali e i campi di sterminio nacquero così, dal consenso o dall’acquiescenza al mito della “minaccia giudaica”. Non possiamo permettere che questo si ripeta. È intollerabile rinunciare all’uso della ragione, com’è altrettanto intollerabile accettare lezioni o prendere consigli da chi - a destra come a sinistra - ha dimostrato di aver perso il contatto con la realtà e di voler fare campagna elettorale sulla sofferenza e sulla paura, come certi biechi programmi televisivi. Come Patto per l’Autonomia crediamo nella concretezza e nella comunità. Così come nelle ormai quotidiane sciagure della montagna la colpa non è attribuibile alla neve ma all’imprudenza e all’incoscienza di certi sciatori, allo stesso modo le colpe di un’immigrazione fuori controllo ricadono sull’incapacità di un establishment politico tutto da rottamare, che non sa più gestire nemmeno il quotidiano, figuriamoci le emergenze. Come Patto per l’Autonomia condanniamo fermamente razzismo e intolleranza, così come qualsiasi uso della violenza, fisica come verbale. Ma condanniamo, nel contempo, anche l’incapacità degli ultimi governi di affrontare un problema concreto in modo degno di un Paese europeo. Ai cittadini chiediamo di non farsi guidare dall’emotività e di fidarsi della capacità progettuale e operativa di chi sempre più s’identifica nel Patto per l’Autonomia: in primo luogo gli amministratori locali, sui quali la gestione degli immigrati è stata di fatto scaricata e che l’affrontano ogni giorno in prima linea, con concretezza e impegno, ma soprattutto i cittadini – e sono tanti – che non hanno rinunciato a pensare e ad agire da esseri civili e responsabili. Come Patto per l’Autonomia vogliamo essere in Parlamento per portare la voce delle nostre comunità sulle quali sono state scaricate le conseguenze delle incapacità dei partiti italiani (di tutti i partiti italiani!), perché le scelte non passino ancora una volta sulle nostre teste e i problemi trovino finalmente la loro soluzione.  

Tullio Avoledo e Markus Maurmair


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