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Giornata contro la violenza sulle donne. Massolino: «Situazione sempre più grave, serve prevenzione ed educazione all’affettività»

25 Novembre 2025

«Esprimiamo preoccupazione e amarezza per il clima politico che, ancora una volta, tende a minimizzare o a distorcere la natura profonda di un fenomeno che in Italia riguarda una donna su tre, come certificato dall’Istat - così interviene Giulia Massolino, consigliera regionale del Patto per l’Autonomia - Civica FVG, in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che cade domani, martedì 25 novembre -. Le recenti dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio, secondo cui il dominio maschile affonderebbe le sue radici nella “genetica”, e quelle della ministra della Famiglia Eugenia Roccella, che ritiene irrilevante l’educazione nelle scuole per prevenire la violenza, non solo risultano fuorvianti, ma contribuiscono a spostare l’attenzione dal nodo centrale: la violenza maschile sulle donne è un fenomeno culturale, non biologico. Si alimenta di ruoli di potere, stereotipi, educazione carente, del mancato riconoscimento della parità reale tra donne e uomini, ed è insita nei modelli culturali che apprendiamo, riproduciamo e trasmettiamo».

 

«L’ultimo rapporto di ActionAid evidenzia come oltre il 55% dei giovani della Generazione Z ritenga normale controllare il/la partner - prosegue Massolino -. È un campanello d’allarme che non può essere ignorato e che dimostra che stiamo regredendo anziché progredire. Da anni chiediamo interventi concreti nella nostra regione: programmi stabili di educazione all’affettività e alle relazioni, strutturati insieme alle scuole, alle famiglie e ai servizi territoriali, come inserito anche nel Piano annuale 2026 della Commissione Regionale Pari Opportunità; consultori familiari realmente aperti, potenziati e accessibili, non depotenziati o chiusi come avvenuto negli scorsi anni; percorsi di prevenzione primaria, perché la violenza si contrasta prima che esploda, non solo dopo. Eppure, a fronte di un problema immenso che colpisce migliaia di donne – e sempre più giovani – le nostre proposte non sono mai state accolte. Ogni anno si ripetono dichiarazioni di circostanza, ma ciò che serve davvero, da parte delle istituzioni, sono scelte politiche coerenti, investimenti nei servizi e una strategia culturale di lungo periodo».

 

«La violenza contro le donne non è un destino biologico. Prevenirla è una responsabilità collettiva - conclude la consigliera -. Ed è una responsabilità politica. Che continuiamo ad assumerci, anche quando altri scelgono di mistificare, minimizzare o voltarsi dall’altra parte».